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glicine a settembre
Eccolo per me
un mazzo di fiori
per me
da me.
Chi altri potrebbe?
Ho già una band di problemi
e confusione
e paura che paralizza come veleno.
Le mie spalle son tarate per un tot
non faccio miracoli
o straordinarietà
salvo quella di volere ancora.
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un amore
Appare illusoria
come la vicinanza
a portata di mano
di una luna immensa e incandescente.
Appare illusoria
la memoria di un amore
che si faceva chiamare col nome sbagliato.
Ho nutrito i miei pensieri
con la linfa delle fiabe
ho ascoltato racconti di respiri lontani
di alberi e stanze che non vedrò mai.
Se l’amore ha il suo nome
e non ha rubato il nome ad altri
non può aver paura di una voce.
Se costruisce dighe o barricate
si è sporcato d’ingiustizia
ed era finzione ingenua
quella del carcerato
che vede il sole oltre le sbarre.
Posso contare mesi ed estati
posso contare parole e ciò che mi abitava
-ciò che abitava me e me soltanto-
Il non-amore vestito da amicizia
si informa -cortese-
chiede -educato-
saluta -formale-
Il non amore pianifica una vita
–la sua–
che non ha mai compreso me
se non durante un breve sogno.
Ed io
adesso che ci penso
non ho mai visto
sul suo corpo nudo
il baluginar dell’alba.
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ludus
So quello che faccio
e dove metto le mani.
Le parole aduse
patrimonio di tutti
le incastro a mio piacere
come incastro
volti e sorrisi
in sequenze temporali.
In un gioco chiamato vita
gioco a smontare gli anni
prima che gli anni
smontino quel che resta di me.
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Cutting
Arpeggi aggrappati
a una griglia di luce
– ricordi –
ricordo d’amore
mano aperta
carezza calore
schiaffo dolore
– vita tuttavia –
se vita è versare
la parte più pura di noi
in invasi stellari
schegge acute di cristallo
stille di sangue
testimonianze di passaggi.
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contro
Consapevolezza
percorso interrotto
da abbagli improvvisi
da luci impreviste.
Consapevolezza di vie
già tracciate da sempre
quasi ineluttabili condanne
al soffocamento
di ogni emozione
all’atteggiamento sconfitto
della testa bassa
anche se la voglia di guardare il cielo
è immensa.
Corazza di frasi logiche
fredde come conti su un libro mastro
contro
la consapevolezza di me
che ho annaspato fra bugie e parole ingiuste.
E adesso bacio il pelo dell’acqua stagnante
e inspiro aspre boccate di vita.
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ARCHIVIO MARZO 2009
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tu
L’hai sentita
la malinconia
nodo che stringe in gola
toglie il respiro
riempie di lacrime gli occhi.
E l’anima rimane impigliata fra le ossa
animale in fuga
lacerato dal suo bisogno di vita.
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di spalle
Non ho bisogno di dire a me
riflessa in uno specchio appannato
che oltre quel velo opaco c’è una vita regolare
se esser regolari vuol dire
avere un posto e un ruolo riconosciuto dagli altri.
Io non elemosino legittimazione
benevolenza
riconoscimento.
Riconosco una vita spezzata
un fiore reciso
lasciato a seccare.
Riconosco il ritmo cadenzato
del tempo che vive solo
in frammenti di memoria.
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l’odore del sangue
Colpire chi mi ha amato.
Facile per me
che son maestra
di cattiveria a buon mercato.
Negoziare col nemico
inutile spreco di tempo
ferire l’amico fragile
intingere un dito
voluttuoso
nel suo sangue
leccando il suo dolore muto.
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